Tratto da un mio progetto personale:
Rintanarsi al The Elephant House era un gesto per lei naturale. Dopo i suoi giretti mattutini in centro, finiva sempre per fare un salto al Greyfriars Kirkyard, dove il verde, la pace e l’atmosfera che regnavano in quel luogo riuscivano a darle nuova ispirazione per proseguire i suoi scritti. Il vento però spesso scompigliava non solo i suoi capelli, ma anche i suoi pensieri, innervosendola non poco.
Ecco che allora mettere un passo oltre quella porta rossa, ritrovando tepore e ricomponendo le chiome, le sembrava la mossa più giusta da fare. Il tempo di ordinare il suo black tea al limone, contrariamente alla tradizione britannica che vuole il latte come aggiuntivo, una bella porzione di ipercalorico brownies ed eccola pronta a scrivere e godersi il panorama al calduccio.
Vento: se c’era una cosa che alla lunga proprio non sopportava era il vento. Eppure le giornate umide e “ferme” le mettevano un’ansia…le ricordavano tanto gli inverni milanesi o le sue estati umide e afose.
Vedere invece il cielo cambiare, muoversi, rannuvolarsi e poi aprirsi di nuovo le dava un senso di vitalità e non di claustrofobia. Il cielo era fatto per essere guardato (magari non mentre attraversi la strada!) e quello di Edimburgo sembrava volersi esibire continuamente in rappresentazioni artistiche e d’effetto, pronto a stupire il suo fedele pubblico.
Certo non mancavano le giornate di noiosa pioggia o peggio, di burrasca, ma il cielo di Edimburgo era così: volitivo, vanitoso, esibizionista, ed era in grado di farti innamorare.
E vogliamo parlare degli arcobaleni? Proprio per la sua caratteristica volubile, il cielo scozzese era in grado di regalartene anche più di uno al giorno. La terra degli arcobaleni, amava definirla Aina, ma la Scozia era la terra di tante e ancora tante cose belle….
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Edinburgh by Sandra Cockayne
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