Dal referendum del giugno 2016 sono passati oramai quasi 4 anni. Le emozioni del giorno dopo sono state principalmente di delusione, per chi avrebbe votato come me Remain in the EU.
Una delusione per l’idea di apertura e multuculturalità che avevamo della Gran Bretagna, rappresentata da Londra.
Senza andare ad analizzare come e perché è uscito quel voto, ora il Governo sono 4 anni che tenta di trovare una soluzione che vada bene per tutti…cioè una Brexit ma senza Brexit.
La Gran Bretagna vede nell’Unione Europea una sorta di “scopamica” da cui avere tutti i benefici, ma senza dire che è la propria fidanzata. E l’Europa è stata fin troppo buona a concedere continue proroghe alla data del “leave”.
Ma tutto questo, le persone comuni come lo vivono?
Un senso di ansia e estraneità al paese che inizialmente le aveva accolte si è sempre più fatto strada nei cuori della gente.
Per fortuna la Scozia sembra avere una posizione diversa da quanto la pensano i “Leave”, complice il discorso di un’eventuale indipendenza e forse di un’apertura mentale più accesa rispetto alla maggioranza degli abitanti delle campagne inglesi, da sempre un po’ allergiche allo straniero.
Insomma, il sentimento di incertezza sul futuro è sempre più vivo negli immigrati in Scozia.
E a questo scopo è stato istituito l’Emotional Support Service for European, una bella iniziativa gratuita per chi veramente sente di non poterci dormire la notte.
Ne parlano oggi anche sul Corriere con un articolo di approfondimento.
Ovviamente il discorso è molto più ampio. La Brexit da sola, ancora non attuata, affonda le radici su problemi che già sussistono sui singoli, ed un lavoro di supporto con un terapeuta può solo fare che bene.
Fra gli immigrati “Remain” infatti ci sono atteggiamenti diversi:
- c’è chi usa la ragione e cita le attuali condizioni di tutela che sta attuando il Governo Britannico stesso nei confronti degli immigrati Europei, applicando per il settlement status
- c’è chi corre ai ripari pensando ad un piano B (emigrare in altro paese?), pur seguendo le indicazioni del Governo ma con un vago senso di inadeguatezza e di sospensione
- c’è chi invece è nel panico completo dal giorno dopo la Brexit e non se ne fa una ragione
- o ancora c’è chi è proprio scappato via per disfarsi di questo senso di ansia
Come affrontare tutto questo potete deciderlo solo voi magari con l’aiuto di un buon vecchio amico psicologo specializzato in queste tematiche, come il Dott. Diego Zanelli che opera proprio a Edimburgo.
Da parte mia, che pure non vivo in Gran Bretagna, forse preferirei vivere un presente tutelato nei diritti e nell’economia, seppure con incertezza sul futuro (del doman non v’è certezza, ricordate?) piuttosto di un presente di reiterazione di danni al sistema economico come è in Italia da anni, in cui lo stress di dovercela fare a tutti i costi è sempre un’ansia perenne.
Ma a ciascun la sua ansia, no?