Come si vive in quarantena? So che molti italiani a Edimburgo sono spaventati e mi è stato chiesto di raccontare da dentro come si vive in queste condizioni.
E’ presto detto: bisogna stare in casa. Come dato dalle disposizioni del decreto, non si può uscire di casa se non per motivazioni espressamente da dichiarare su un modulo di autocertificazione da portare con sé che contempla solo le voci:
- lavoro
- visite mediche
- prima necessità (spesa, farmacia, tabacchi, “pisciare il cane” – ok sul modulo non c’è scritto così ahah)
Il tutto tenendo conto che in caso di fermo da parte della polizia locale (così si chiamano ora i vigili a Milano), possono fare dovuti accertamenti telefonando al datore di lavoro o ospedali per verificare l’effettiva prenotazione di visite, pena la reclusione fino a 3 mesi o ammenda di 260euro se non erro.
Per fare la spesa le entrate nei supermercati sono contingentate. Ad esempio nel supermercato sotto casa vige la regola del “uno esce – uno entra”, cioè la fila si fa fuori, opportunamente distanziati, mentre dentro ammettono massimo 10 persone per volta, 1 persona per ogni nucleo familiare, salvo persone che hanno bisogno di accompagnamento.
Agli ultra sessantacinquenni e ai bambini è posta maggior attenzione, non dovrebbero muoversi proprio da casa, e per fortuna le manifestazioni di solidarietà non sono mancate. Vedo affissi in giro fogli con persone che si offrono di portare gratis loro la spesa e negozi alimentari fanno la consegna su richiesta.
I bambini in effetti non possono uscire, proprio perché si può uscire una persona per volta, se proprio si deve uscire per una boccata d’aria, ma il balcone o la finestra di casa sarebbe la soluzione più saggia. Sia ben chiaro, non è vietato uscire a fare una corsetta o una camminata per favorire la circolazione, ma non bisogna spostarsi troppo lontano da casa e farlo in qualche parco dove non ci sia affluenza. Molti parchi recintati, che normalmente sono aperti dalle 6 alle 22, a causa di questo motivo a Milano sono stati chiusi completamente, tranne le aree cani, in cui però si può entrare una persona alla volta.
Gli alimentari locali stanno ritrovando nuova vita sebbene alcuni, tipo panetterie situate in luoghi strategici come di fronte a scuole, metropolitane, etc stiano soffrendo un po’ di più a causa della clausura. Per non parlare di tutte le altre attività non ritenute necessarie che sono chiuse (persino la cartoleria, il che significa che se finiremo i quaderni di scuola dovremo provare con Amazon). Altri invece hanno chiuso per paura (e che gli vuoi dire?)
Per fare la spesa esistono anche diversi supermercati che permettono di farlo online, o servizi intermedi di rider, o ancora Prime Now. Ma per poter avere le consegne stiamo avendo grosse difficoltà e si fanno le nottate ad aspettare gli slot liberi di Prime Now a mezzanotte. Oppure ci sono servizi come Just Eat che consegnano pasti dai ristoranti, che però sono chiusi dopo le 18 e attivi solo per il take away appunto.
Chi consegna, solo da qualche giorno ha mascherine e guanti, e ricevo mail da parte di tutti i siti di consegne a cui sono iscritta, che segnalano che i riders consegneranno sulla soglia di casa, si allontaneranno di un metro e appureranno che ritiriamo la merce.
Così come gli altri corrieri Amazon, etc e i postini, che per disposizioni non fanno firmare più la consegna sui tablet (cosa che ho fatto per il postino con il mignolo per le prime due settimane di lockdown correndo poi a lavarmelo subito).
Dalla finestra cosa vedo? Sicuramente meno gente in giro, ma io sono in periferia e non fa tanto testo. Il traffico è diminuito, ma nelle ore di punta ci sono ancora molte auto e i mezzi pubblici funzionano regolarmente. Coincidenza è diminuito l’inquinamento, ma solo perché c’è stato vento nei giorni scorsi, infatti da qualche giorno siamo di nuovo zona arancione.
La fila al discount è l’unica cosa che anima un po’ le giornate in questo quartiere. Alcuni hanno appeso gli arcobaleni “#andrà tutto bene” ed altri le luci natalizie, per ravvivare.
Gli uccelli e i gatti si danno alla pazza gioia per la maggiore tranquillità in giro, tanto che quando scendo con i cani devo tenerli a guinzaglio corto perché partono in quarta all’attacco.
Qui, e parlo di Milano sud, zona Gratosoglio, facendo corna si sono sentite poche ambulanze, come frequenza direi il solito, considerato anche che siamo in una zona piena di anziani. Ma in aree più colpite come Bergamo, so che il via vai è spaventoso.
Noi ci atteniamo ai divieti, arieggiamo spesso i locali e facciamo le lucertole sui balconi, complice un fine inverno piuttosto caldo, ma chi vive di fronte ai giardinetti pubblici (da noi non recintati) ha dovuto chiamare la polizia locale per far sgombrare ragazzi che giocavano a basket o si assiepavano sulle panchine a cazzeggiare.
C’è ancora molta gente in giro, sempre più spesso con guanti e mascherine (io stessa sono riuscita a trovarne online solo da pochi giorni) ma voglio pensare che lo faccia per necessità e lavoro.
Ah comunque l’Amuchina gel è diventato una leggenda: è mai esistita?
E i flash mob sui balconi? Belli, simbolici, ma farne 2 al giorno anche no, sembra non si riesca ad impiegare la giornata in altro modo!
Ah, per i credenti la chiesa qui di fronte, essendo chiusa alle funzioni, ogni sera alle 19 manda una melodia con le campane che ci ricorda di stare uniti e non siamo soli.
Per il resto chi è fortunato come noi fa smart working e continua a lavorare, la bimba è a casa, oramai è un mese che la scuola è chiusa e si sono organizzati in modo digitale con Google Classroom, ma la mancanza delle amiche e delle maestre si fa sentire e si stanno moltiplicando le videochiamate giornaliere di intrattenimento.
Ce la faremo? Certo che sì.
La sera quando vai a dormire un po’ di ansia ti viene, ti sembra di vivere in uno stramaledetto film di fantascienza di cui però non immagini la fine né quando sarà. Ma con il passare del tempo personalmente mi sto tranquillizzando (fintanto che non mi viene un colpo di tosse!). Dovremo abituarci a convivere con la paura e con situazioni simili, perché probabilmente non sarà né la prima né l’ultima emergenza mondiale del genere che ci troveremo a vivere.
Finger crossed, and stay safe, stay at home!